![]() martedì, febbraio 11, 2003
...mi piacciono i blogger che amano Balthus...
Balthasar Klossowski de Rola in arte Balthus; A 32 anni Balthus realizza la sua prima mostra: un successo, soprattutto perché viene accomunato, e con questo frainteso, alla grande stagione del surrealismo allora imperante. Balthus, invece, sarà sempre un metafisico. La sua cerchia di amicizie si allarga ed entra in contatto con altri grandi dell'epoca: Artaud, Bataille, Lacan, Giacometti (di cui diverrà amico fraterno), Picasso, che diventa suo acquirente, e Malraux. Quest'ultimo, in qualità di ministro della Cultura francese, nel '61 lo nomina direttore dell'Accademia di Francia a Roma. Balthus vi rimarrà sedici anni, cementando il rapporto assolutamente speciale che aveva con il nostro Paese. La leggenda vivente Balthus, infatti, si staglia nella storia dell'arte del secolo passato come un artista più italiano che francese. Con interessanti aperture all'arte orientale. La prima volta che scende in Italia ha appena 27 anni. E' un'autentica febbre che lo porta diretto ad Arezzo: il desiderio a lungo coltivato di vedere dal vivo Piero della Francesca. La visione, lo studio che - racconta lui può essere svolto solo copiando diligentemente l'originale, non lo deludono. Piero della Francesca rimarrà per Balthus il prototipo della pittura, l'idea di perfezione estetica. E, come tale, cercherà di riproporlo, sforzandosi di conferire alle sue fanciulle quella ieraticità, quella estaticità enigmatica e armoniosa che costituiscono l'incanto di Piero. Con questa scelta Balthus si ripropone di attualizzare una grande tradizione iconografica, dove la forma delle ossessioni erotiche è resa con estremo rigore. E con questo si assicura le lodi più alte e, al tempo stesso, la critica feroce di essere solo un grande esegeta. Un virtuoso "copione". Piero della Francesca, del resto, non è l'unico tra i grandi artisti italiani del passato da cui Balthus attinge. Quel miracolo di fissità ed eloquenza insieme, che illumina tanta nostra pittura, Balthus lo coglie in particolare in Masaccio, mentre di Caravaggio studia la forza dei gesti. Un ruolo importante, sebbene minore, lo ricoprono anche i francesi: Poussin (che però è anche molto italiano), David e Courbet. E chissà se la mostra veneziana aggiungerà qualcosa di nuovo nell'analisi di questo artista, sciogliendo anzitutto il dilemma se si è trattato del più grande tra i viventi o di un acuto, inventivo discepolo di una grande scuola. (7 settembre 2001) FONTE ALTRO SU BALTHUS BOBOGOL |