![]() martedì, ottobre 22, 2002![]() La requisitoria che tra sabato scorso e oggi è durata quasi 11 ore ha toccato anche questioni di polemica politica. Ilda Boccassini ha spiegato che nel 1998 'per meglio combattere il crimine organizzato in senso lato venne stabilita una convenzione con la Svizzera in materia di collaborazione internazionale. La Svizzera la ratificò immediatamente, il nostro paese no'. Il pm mette in relazione la mancata ratifica con le difficoltà incontrate nelle indagini, un problema al quale il magistrato fa riferimento anche verso la fine del suo intervento quando afferma: 'Sono state stravolte le leggi sulle rogatorie per cercare di non farci arrivare dall'estero i documenti bancarì. L'avvocato Francesco Patanè, difensore dell'imputato Attilio Pacifico, si dice 'soddisfatto, perché i riferimenti al tentativo di ostacolare la speditezza del processo e all'accordo con la Svizzera esaltano le nostre ragioni per trasferire altrove questo processo. Non volendo il pm ci ha dato una mano, perché ha fatto emergere nuova materia per integrare la richieste di rimessione'. 'Imi Sir è costata allo stato italiano qualcosa come 1.000 miliardi di lire, mentre nella vicenda del Lodo Mondadori abbiamo visto all'opera un gruppo che voleva comprare tutto - racconta il pm - e adesso sappiamo perché quel gruppo non volle alcun accenno alla sentenza giudiziaria nella bozza dell'accordo di spartizione. Quella sentenza era stata compratà. Ilda Boccassini indica l'allora giudice Vittorio Metta, come uno dei grandi protagonisti della vicenda. Metta, secondo la rappresentante d'accusa, comprò una casa a Roma versando come anticipo 400 milioni di lire, ricevute dall'avvocato Attilio Pacifico. 'I soldi erano stati prelevati in contanti da un conto svizzero di Cesare Previti in precedenza finanziato attraverso All Iberian e Ferrido, gruppo Fininvest' aggiunge il pm. Metta, afferma il magistrato, per comprare la casa non usò una lira dai suoi conti, né da quelli ereditati dal collega Falco Orlando, 'magistrato integerrimo - ironizza Ilda Boccassini - ma che già negli anni '70 aveva all'estero la disponibilità di miliardi di lire'. 'Pacifico compare sempre nelle operazioni con Previti quando i destinatari finali dei soldi sono magistrati, Filippo Verde, Renato Squillante, Vittorio Metta - continua il pm -. Eppure dal 1991 Previti aveva fatto subentrare come compensatore il gioielliere Carlo Eleuteri perché Pacifico era troppo costoso, ma quando serviva si tornava all'originè. Metta, ricorda Boccassini, avrebbe scritto la sentenza sul Lodo in una notte, perché la decisione è del 14 gennaio 1991 e la mattina del 15 la bozza del verdetto è già nelle mani di Arnaldo Valente, presidente della prima sezione civile. 'Metta era noto per aver depositato sempre in ritardo le sentenze. Era troppo impegnato? E allora perché fu scelto proprio lui come relatore della causa sulla Mondadori?'. 'È una requisitoria sconcertante - dice Giorgio Perroni, difesa Previti - è fondata su illazioni e congetture. Non ho ancora capito perché il pm ha chiesto 13 anni di reclusione per Cesare Previti, dal momento che non è stato indicato il pagamento a uno dei giudici della causa, né una condotta illecita messa in essere dal mio assistitò. Non pensate di replicare in aula con le arringhe da subito? 'No, fino a dopo la decisione della Cassazione sul trasferimento del processo non se ne parla. Questo non è un tribunale imparziale e sereno, perché prima ci ha impedito di produrre nuove prove e poi ha lasciato spazio al pm per farci accusare di non aver spiegato nulla - risponde Perroni - Brescia o Perugia, non so dove finiremo, ma sicuramente bisogna mandare via il processo da Milano perché qui hanno nascosto tutte le carte a nostro favore. Altro che trasparenza'. FONTE |